
Perché non dovresti presentarti con troppo anticipo all'aeroporto - Economiafinanzaonline.it
Perché non dovresti mai arrivare troppo presto in aeroporto quando hai un volo: come fare un viaggio intelligente.
Nel mondo dei viaggi aerei, è ormai prassi consolidata consigliare ai passeggeri di arrivare in aeroporto con largo anticipo rispetto all’orario del volo, spesso anche fino a tre ore prima della partenza.
Tuttavia, questa abitudine, seppur diffusa, è oggetto di critiche e analisi approfondite da parte di esperti del settore, che evidenziano come sia diventata non solo anacronistica ma anche economicamente dannosa.
L’eccesso di anticipo in aeroporto: un problema sottovalutato
Gary Leff, noto esperto di viaggi, ha recentemente posto l’accento sulle problematiche legate a questa pratica, evidenziandone le conseguenze in termini di tempo e denaro. In un articolo pubblicato su View From The Wing, Leff si interroga sull’assurdità di suggerire ai passeggeri di presentarsi all’aeroporto da 2,5 a 3 ore prima del volo, definendo questo comportamento un “fallimento di proporzioni enormi”. Il settore aereo ha vissuto numerosi cambiamenti negli ultimi anni e si appresta a subirne altri, ma la persistenza di questa abitudine appare del tutto fuori luogo. Il primo paradosso riguarda il fatto che, in molti casi, il tempo trascorso in aeroporto è superiore a quello effettivamente impiegato nel volo stesso.
Con una forbice di durata dei viaggi che va da pochi minuti a diverse ore, è evidente l’incongruenza di mantenere tempi di attesa simili per tutte le tratte, suggerendo che tale prassi possa essere funzionale a ragioni di natura commerciale più che a reali esigenze operative. Leff sottolinea come gli aeroporti siano stati trasformati in vere e proprie “piazze commerciali”. I passeggeri, infatti, non sono semplicemente clienti da far viaggiare, ma rappresentano un prodotto da cui generare profitti. Questo modello spiega perché i tempi di permanenza prolungati in aeroporto siano diventati un elemento strutturale e non un problema da risolvere.
“Tempi di attesa più lunghi incentivano lo shopping e la frequentazione dei servizi aeroportuali, con ricavi che spesso vengono condivisi o compensati direttamente dalle compagnie aeree”, spiega Leff. Questa sinergia tra aeroporti e vettori aerei rende difficile un cambiamento spontaneo, poiché l’interesse economico prevale sulla razionalizzazione dei tempi di attesa. Oltre al dispendio di tempo, l’esperto evidenzia un significativo impatto economico legato alle lunghe permanenze in aeroporto. Nel 2024, infatti, le compagnie aeree statunitensi hanno trasportato circa 862,8 milioni di passeggeri su voli domestici.

Considerando una paga oraria media di 48,08 dollari per ciascun viaggiatore e una media di due ore di attesa extra per passeggero, il costo complessivo dello spreco di tempo ammonta a circa 83 miliardi di dollari. Questa cifra rappresenta un’enorme perdita economica che si traduce in ore di lavoro inutilmente sprecate e risorse non ottimizzate. Il problema si aggrava ulteriormente quando si aggiunge il tempo necessario per il ritiro dei bagagli al termine del viaggio, aumentando così il totale delle ore perse.
Gary Leff invita pertanto a un intervento urgente da parte delle compagnie aeree e degli operatori aeroportuali, affinché si possa rivedere questa prassi, rendendo più efficiente l’esperienza di viaggio e riducendo tempi morti che oggi appaiono insostenibili sia dal punto di vista pratico che economico.