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Trump critica la Fed: «Necessario ridurre i tassi, dazi in aumento dal 2 aprile in Europa»

La Federal Reserve (Fed) ha recentemente deciso di mantenere i tassi di interesse invariati, suscitando le critiche del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Questo episodio non è isolato, poiché le tensioni tra Trump e la banca centrale americana sono un tema ricorrente. L’atteggiamento del presidente nei confronti della Fed si è manifestato in un post pubblicato il 2 aprile 2025 su Truth, dove ha esortato la Fed a ridurre i tassi di interesse, affermando: «La Fed farebbe molto meglio a tagliare i tassi, mentre i dazi statunitensi iniziano a farsi strada nell’economia». La sua dichiarazione si riferisce ai dazi che l’amministrazione Trump ha imposto su vari partner commerciali, inclusa l’Unione Europea e l’Italia, e l’idea di una “liberazione” economica dall’inflazione causata dai dazi.

Le tensioni tra Trump e la fed

Le critiche di Trump nei confronti della Fed non sono una novità. Durante il suo primo mandato, il presidente ha frequentemente descritto la Federal Reserve come un “nemico”, esprimendo disprezzo verso i suoi funzionari e insinuando l’intenzione di rimuovere Jerome Powell, il presidente della Fed che lui stesso aveva nominato nel novembre 2017. Con l’emergere di segnali di rallentamento dell’economia americana, è probabile che Trump intensifichi il suo attacco alla Fed, cercando di attribuire alla banca centrale la responsabilità della stagnazione economica. Le dichiarazioni di Powell, rilasciate il 19 marzo 2025, hanno già evidenziato come i dazi stiano contribuendo ad un aumento dell’inflazione, complicando ulteriormente il quadro economico. Powell ha affermato che è difficile quantificare l’impatto esatto dei dazi sull’inflazione, ma ha riconosciuto che una parte significativa dell’aumento dei prezzi è attribuibile a queste misure.

Trump potrebbe cacciare powell?

Nonostante la Fed abbia adottato un approccio cauto e abbia ribadito che è prematuro valutare se l’inflazione attuale sia temporanea, le sue dichiarazioni sembrano contraddire l’idea che il protezionismo possa risollevare l’economia americana in modo immediato. Questa situazione potrebbe infastidire Trump, che potrebbe prendere in considerazione la possibilità di rimuovere Powell per nominare un nuovo presidente della Fed più incline a seguire le sue direttive, senza preoccuparsi delle conseguenze per la stabilità economica. Un simile cambiamento potrebbe avere ripercussioni significative sulla politica monetaria americana.

Le aspettative degli americani

La questione se Trump agirà concretamente contro la Fed è al centro dell’attenzione di analisti e investitori. Secondo un recente articolo del Wall Street Journal, Powell si trova a dover affrontare una duplice minaccia: il caos economico e l’ostilità politica. L’amministrazione Trump sembra pronta a scaricare sulla Fed la responsabilità di un eventuale rallentamento economico. Il New York Times ha messo in evidenza come il mantenimento dei tassi da parte della Fed possa mettere a dura prova il già fragile rapporto tra Trump e Powell. Gli esperti avvertono che la storica indipendenza della Fed potrebbe essere compromessa se Trump decidesse di nominare un presidente disposto a seguire le sue istruzioni. La storia insegna che pressioni politiche sulla Fed possono portare a conseguenze disastrose, come dimostrato dall’epoca di Richard Nixon, che influenzò le politiche monetarie di Arthur Burns in vista delle elezioni del 1972, con esiti negativi per l’economia.

Serena Libra

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