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Una delle norme inserite nel Decreto Agosto prevede l’aggiunta di un mese al trimestre agevolato del Tax Credit affitti. Questo significa che, per le imprese esercenti con ricavi superiori a 5 milioni di euro, il credito d’imposta dovuto è ridotto ad un terzo. In pratica per locazioni e concessioni di immobili, sarà dovuto il 20% invece del 60%. Mentre per affitti di aziende che comprendono immobili si passa dal 30% al 10%.
Questa scelta, oltre a rendere molto più interessante lo sconto, mette in luce diverse criticità. Infatti anche se l’accesso a questa misura è legato al riscontro del calo del fatturato, e quindi rigidamente controllato, gli esperti si stanno muovendo per rendere più chiara la normativa. Vediamo come.
La prima problematica sul Tax Credit affitti su cui si discute riguarda le imprese esercenti con attività di commercio al dettaglio quali negozi di abbigliamento e concessionari. Mentre sembrano escluse dal bonus le attività di somministrazione di pasti e bevande come bar, ristoranti e pizzerie.
Questa scelta è stata molto criticata, soprattutto perché, se si voleva dare una mano a chi gestisce i rapporti commerciali con il pubblico, era necessario tenere conto anche di alcuni comparti del settore dei servizi. Proprio queste attività hanno e stanno patendo gli effetti della pandemia.
Vediamo ora di capire quali sono le modalità di calcolo del credito del Tax Credit affitti. Iniziamo col dire che la disposizione del Governo non fissa degli scaglioni per determinare l’agevolazione, ovvero “fino a” e “oltre” 5 milioni di euro.
Perciò se un dettagliante che supera la soglia, potrà fruire solo del Tax Credit ridotto, che si configura come un’agevolazione per la maggior parte dei contribuenti. Invece un venditore al dettaglio, con ricavi inferiori a 5 milioni di euro nel 2019, potrà contare sul bonus pieno, ossia col passaggio di canone dal 60 al 30%.
Lasciamo per ultima la questione più spinosa, ovvero quella relativa al Tax Credit per le imprese multiattività. Bisogna sapere che, proprio per questo settore, è stata creata l’aggiunta di un mese al trimestre e in particolare per quelle che affiancano il commercio al dettaglio ad altre attività.
Infatti la situazione più frequente è quella dell’impresa che opera sia all’ingrosso che al dettaglio, ma sono diffusi anche altri casi. Ad esempio vengono svolte, allo stesso tempo, attività di servizi e di vendita di prodotti al consumatore finale. Ma per questi casi il dibattito è ancora aperto e le soluzioni devono ancora arrivare.
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