
Il Tfr non può essere erogato mensilmente: la sentenza della Cassazione (www.economiafinanzaonline.it)
Il pagamento mensile del (Tfr) dei lavoratori è una prassi sempre più diffusa, ma la Corte di Cassazione ha chiarito alcune modalità.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13525/2025, ha ribadito un principio fondamentale già espresso nella precedente ordinanza n. 4670/2021: non è legittimo erogare il Tfr ogni mese. Tale pratica snatura la funzione stessa dell’istituto, che è concepito come una forma di accantonamento destinata a garantire al lavoratore un sostegno economico al termine del rapporto di lavoro.
Pagare mensilmente il Tfr significa infatti impedire l’accantonamento di queste somme, privando il lavoratore della tutela economica prevista dalla legge. La sentenza chiarisce inoltre che non sono valide eventuali deroghe concordate individualmente o previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL), poiché la legge consente deroghe solo in senso favorevole al lavoratore. La corresponsione mensile del Tfr, invece, non rappresenta una condizione migliorativa per il dipendente.
Non si tratta quindi di una anticipazione del Tfr, che la legge consente solo in casi specifici e limitati. Ad esempio, è possibile anticipare fino al 70% del Tfr solo se il lavoratore ha almeno otto anni di anzianità continuativa presso lo stesso datore di lavoro e solo in presenza di causali ben definite, quali spese sanitarie straordinarie, acquisto della prima casa, congedo parentale o formazione continua. Inoltre, l’anticipazione può essere richiesta una sola volta durante il rapporto di lavoro e soggetta a limiti percentuali riguardanti il numero di lavoratori beneficiari.
Conseguenze del pagamento illegittimo del Tfr: più soldi in busta paga per i lavoratori
Poiché il versamento mensile del Tfr è considerato illegittimo, le somme corrisposte devono essere inquadrate come una vera e propria integrazione salariale. Ciò comporta che tali importi sono soggetti a tassazione e contribuzione secondo le regole ordinarie previste per la retribuzione e non più con le agevolazioni proprie del Tfr.
Il datore di lavoro, inoltre, è tenuto a versare l’importo del Tfr dovuto per l’intero periodo in cui ha erogato mensilmente queste somme, senza che tali versamenti possano essere considerati anticipazioni. Di conseguenza, le aziende dovrebbero cessare immediatamente questa prassi errata e regolarizzare la posizione contributiva e contrattuale in conformità alla normativa vigente.
L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha più volte confermato l’illegittimità di questa modalità di pagamento, ribadendo con la nota n. 616 del 3 aprile 2025 che i lavoratori coinvolti hanno subito una lesione dei propri diritti. Anche se in alcuni casi questa situazione ha potuto apparire come un vantaggio economico temporaneo, si prospetta un possibile caos contributivo e fiscale che potrebbe causare disagi sia ai lavoratori che alle aziende.

Il tema del Tfr mensile si inserisce in un contesto più ampio di possibili errori in busta paga, che possono riguardare non solo il calcolo del Tfr ma anche la corretta quantificazione di ore lavorate, straordinari, ferie, permessi, detrazioni fiscali e contributi previdenziali.
Ogni lavoratore ha il diritto di verificare la propria busta paga e di contestare eventuali errori, come stabilito dall’articolo 39 dello Statuto dei Lavoratori. Gli errori materiali, spesso riconducibili a disattenzioni, possono essere risolti con una semplice segnalazione all’ufficio paghe o al datore di lavoro, che è obbligato a correggere la situazione e a corrispondere le somme dovute.
Qualora si sospetti una condotta illecita o un’omissione intenzionale da parte dell’azienda, è consigliabile rivolgersi a un avvocato, a un consulente del lavoro o a un sindacato per valutare le opportune azioni legali.
Per quanto riguarda gli errori più comuni, essi includono:
- Errato conteggio delle ore lavorate, comprese quelle di straordinario
- Applicazione non corretta delle detrazioni fiscali, con conseguenti problemi di tassazione
- Calcolo errato dei contributi previdenziali e assistenziali, che può influire sui diritti pensionistici
- Mancata registrazione di ferie, permessi o assenze
In tutti questi casi, è buona prassi per i lavoratori tenere traccia delle proprie presenze e comunicare tempestivamente ogni variazione rilevante, mentre i datori di lavoro dovrebbero adottare sistemi gestionali accurati per l’elaborazione delle buste paga.