
Novità pensioni (www.economiafinanzaonline.it)
La rivalutazione delle pensioni torna a essere uno dei temi più caldi nel dibattito pubblico e istituzionale italiano.
La rivalutazione delle pensioni torna a essere uno dei temi più caldi nel dibattito pubblico e istituzionale italiano, con una decisione cruciale ora nelle mani della Corte Costituzionale. Questa vicenda, che interessa milioni di pensionati, potrebbe ridefinire i criteri di adeguamento dei trattamenti previdenziali e influire profondamente sul sistema pensionistico nazionale.
La controversia sulla rivalutazione pensionistica: dal sistema a scaglioni al metodo a blocchi
Il nodo centrale della disputa riguarda la trasformazione del meccanismo di perequazione pensionistica che, fino al 2022, si basava su un modello a scaglioni progressivi, simile a quello dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Questo sistema garantiva un adeguamento proporzionato all’inflazione per ogni fascia di pensione, assicurando una maggiore equità tra i trattamenti previdenziali.
A partire dalle leggi di bilancio del 2023 (legge 197/2022) e del 2024 (legge 213/2023), è stato introdotto un sistema “a blocchi”, che applica un tasso di rivalutazione uniforme sull’intero importo della pensione, senza divisione in fasce reddituali. Questo nuovo metodo, seppur concepito come misura temporanea per contenere la spesa pubblica e limitare gli adeguamenti alle pensioni più alte — le cosiddette “pensioni d’oro” — ha avuto l’effetto collaterale di penalizzare anche una vasta platea di pensionati di fascia medio-alta, con assegni intorno a quattro volte il trattamento minimo (circa 1.650 euro netti mensili).

Il risultato è un meccanismo meno progressivo che ha suscitato forti critiche da parte dei sindacati e di molti esperti, i quali sottolineano come questa modalità di rivalutazione riduca il potere d’acquisto di pensionati che non rientrano nelle fasce più elevate ma che non possono essere considerati “ricchi” in termini previdenziali.
La questione è stata sollevata da un pensionato che ha presentato ricorso contro il nuovo sistema di rivalutazione, evidenziando come esso violi il principio di proporzionalità tra contributi versati e trattamento pensionistico ricevuto. Il Tribunale di Trento, accogliendo le ragioni del ricorrente, ha sospeso il procedimento e ha deciso di rinviare la questione alla Corte Costituzionale, riconoscendo la rilevanza costituzionale del tema e valutando che non si tratti di una questione manifestamente infondata.
Il giudizio si concentrerà sulla compatibilità del sistema a blocchi con i principi fondamentali della Costituzione italiana, in particolare sul rispetto dei criteri di ragionevolezza, equità e proporzionalità. I magistrati hanno sottolineato che la modifica legislativa rischia di introdurre una sperequazione ingiustificata, con un impatto negativo soprattutto sulle pensioni di importo medio.
La perequazione automatica delle pensioni rappresenta un meccanismo essenziale per preservare il potere d’acquisto degli assegni previdenziali in un contesto economico caratterizzato da inflazione variabile e spesso crescente. Senza un adeguamento coerente e tempestivo, infatti, il valore reale delle pensioni si erode nel tempo, mettendo a rischio il benessere economico di milioni di anziani.