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Reverse convertible, per obbligazioni e bond: di cosa si tratta

Le obbligazioni convertibili o reverse convertible sono bond che offrono al possessore l’opportunità di tenerle fino alla loro scadenza come un qualsiasi altro titolo di debito o in alternativa di trasformarle in azioni in determinati periodi e in funzione di un rapporto di conversione noto a priori.

Vediamo dunque cosa significa reverse convertible per obbligazioni e bond e di cosa si tratta nel dettaglio attraverso questa semplice guida.

Cosa significa reverse convertible

Prima di comprendere il significato reverse convertible è opportuno fare chiarezza sulle obbligazioni strutturate di cui sono parte: quest’ultime infatti sono titoli di debito caratterizzati da un’obbligazione e una o più componenti definite derivative, ovvero contratti di acquisto o vendita di strumenti finanziari che possono essere ad esempio indici, azioni e valute.

Si tratta di obbligazioni vere e proprie, ma a fare la differenza è il rendimento, regolato sulla base di parametri strettamente legati al verificarsi o meno di particolari eventi previsti nel contratto.

Fanno dunque parte delle obbligazioni strutturate, le obbligazioni e bond reverse convertibile ovvero obbligazioni a capitale non garantito che conferiscono il diritto ad avere una remunerazione più elevata rispetto ad obbligazioni di pari durata in cambio del riconoscimento all’emittente della possibilità di rimborsare a scadenza mediante azioni anche se con valore inferiore rispetto al capitale investito originariamente.

Fonte Immagini: https://pixabay.com/it/azionario-iphone-business-mobile-624712/

Cosa sono le obbligazioni e i bond reverse convertible

Obbligazioni e bond reverse convertible appartengono quindi alla categoria delle obbligazioni strutturate e sono costituite dall’unione di un’obbligazione ordinaria a breve termine della durata solitamente inferiore all’anno e di una opzione put implicitamente venduta dal sottoscrittore all’emittente.
La reverse convertible corrisponde infatti al possessore una cedola di valore maggiormente elevato rispetto a obbligazioni di pari durata. Il differenziale di cedola rappresenta il premio dell’opzione implicita venduta dal sottoscrittore all’emittente.

La componente opzionale presente fa in modo che alla scadenza del bond o dell’obbligazione, il capitale investito venga rimborsato alla pari solo qualora il prezzo di un determinato titolo azionario sottostante l’opzione risulti superiore a un determinato livello (strike price).

In caso contrario il rimborso avviene solitamente mediante consegna di un dato numero di titoli azionari sottostanti il cui valore è inferiore al valore nominale del prestito obbligazionario o in alternativa mediante versamento del loro controvalore.
L’opzione put implicita può anche essere di tipo knock-in e in questo caso consegna delle azioni deve sottostare a due condizioni: il prezzo del titolo deve risultare inferiore allo strike price e deve essere esserci stato almeno un superamento al ribasso di un determinato livello di prezzo, nel corso del periodo di validità dell’obbligazione.

La reverse convertible è quindi considerata un titolo di debito piuttosto atipico complice il fatto che non viene in alcun modo garantito il rimborso dell’intero valore nominale. Proprio per questo motivo è soggetta a una ritenuta di imposta superiore (nello specifico al 27%) rispetto titoli obbligazionari convenzionali.

Come funziona la reverse convertible

Il funzionamento della reverse convertible è completamente differente rispetto a quello delle obbligazioni convertibili, in quanto l’investitore si vede riconosciuto un rendimento cedolare più alto, anche se tuttavia corre il rischio di vedersi consegnare alla scadenza del contratto, un numero predefinito di azioni a sostituzione del rimborso del capitale investito.

E’ infatti a discrezione dell’emittente, alla scadenza del contratto, scegliere se erogare denaro oppure azioni: viene da sé che tale scelta varierà in base al valore delle azioni alla scadenza, questo poiché se il valore di mercato risulterà più basso rispetto al prezzo prefissato, risulterà sicuramente più vantaggioso per l’emittente vantaggioso per l’emittente erogare azioni. Diversamente liquiderà il capitale iniziale in denaro.

In sostanza investire in reverse convertible equivale ad acquistare un titolo obbligazionario di breve durata, ovvero da 6 a 12 mesi al massimo e a vendere un’opzione put sull’azione sottostante a dato strike price. Ed è proprio la vendita dell’opzione put a giustificare il rendimento cedolare elevato, esponendo tuttavia l’investitore a tutte le variabili e fattori di rischio tipici del mercato.

Fonte Immagini: https://pixabay.com/it/azionario-iphone-business-mobile-624712/

 

Redazione

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