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Retrofit antisismico: come mettere in sicurezza i capannoni prefabbricati

Il terremoto è un evento imprevedibile che può avere conseguenze anche piuttosto importanti su edifici con caratteristiche strutturali inadeguate.

In Italia, con gli ultimi due aggiornamenti delle Norme tecniche per le costruzioni (NTC) del 2008 e del 2018, sono stati fatti numerosi passi in avanti per le opere di nuova costruzione, anche se esistono ancora molti capannoni industriali prefabbricati di vecchia generazione che risultano particolarmente vulnerabili alle sollecitazioni derivanti dall’azione sismica.

Per aumentare il livello di sicurezza ed eliminare tutte le criticità cui sono soggette le opere industriali edificate prima dell’entrata in vigore delle NTC del 2008, è necessario intervenire con un adeguato retrofit antisismico.

Si tratta di un intervento che permette di riqualificare il patrimonio immobiliare esistente, migliorandone la resistenza globale alle sollecitazioni esercitate dagli eventi sismici.

Capannoni prefabbricati: a cosa serve il retrofit antisismico

Attraverso un retrofit antisismico è possibile incrementare la resistenza di una struttura all’azione dei terremoti, conferendole performance del tutto equiparabili a quelle degli edifici di nuova costruzione.

Per ottenere risultati ottimali, è necessario che questo genere di operazioni vengano effettuate esclusivamente da realtà specializzate nel settore della riqualificazione sismica, le sole a disporre dei mezzi e delle competenze giuste per uniformare i capannoni prefabbricati agli standard di sicurezza previsti dalla legge

Tra le ditte che si occupano di adeguamento sismico di capannoni prefabbricati si distingue Seriana Edilizia,oggi general contractor nel comparto dell’edilizia industriale, che si contraddistingue per operare attraverso unapproccio non invasivo, finalizzato a preservare l’attività svolta nell’edificio.

Consapevole dell’importanza che la continuità ha nel comparto aziendale, Seriana Edilizia programma infatti lo svolgimento degli interventi in modo da evitare ogni interruzione del normale flusso di lavoro, per esempio concentrando gli interventi negli orari – diurni o notturni – in cui l’azienda preveda la normale sospensione del ciclo produttivo oppure nei giorni in cui sia già in programma un fermo delle attività, in questo caso garantendo la conclusione dei lavori prima del periodo di riapertura.

Detto ciò, i lavori sono generalmente di modesta entità nel caso di rinforzo locale, tanto da consentire attraverso la programmazione congiunta con il Cliente la possibilità di eseguire gli interventi senza spiacevoli sovrapposizioni.

Come si effettua il retrofit antisismico

Qualunque operazione finalizzata a eliminare le vulnerabilità sismica dei capannoni prefabbricati ha inizio con un’analisi del rischio sismico dell’opera: una serie di indagini che prendono in considerazione aspetti come lo stato deformativo in essere, la storia dello stato delle sollecitazioni e l’attuale resistenza dei materiali per effettuare una stima dell’indice di vulnerabilità sismica della struttura, così come previsto dal paragrafo 8.5 delle NTC.

Successivamente, partendo dal presupposto che ogni edificio è a sé e che ogni elemento dell’edificio è soggetto a un particolare grado di sollecitazione, si interviene progettando dispositivi antisismici specifici per ogni area che presenti un qualche livello di criticità.

Il ricorso a software F.E.M. permette di verificare in modo più accurato le sollecitazioni esistenti nelle zone critiche, facendo sì che sia possibile dimensionare il sistema di vincolo sulla base degli stati tensionali e delle deformazioni.

Gli interventi di riqualificazione antisismica, naturalmente, si concentrano sul rinforzo delle aree più soggette all’azione del sisma. Per esempio, in una struttura prefabbricata, a presentare una maggiore criticità sono spesso i pannelli di tamponamento, i quali, durante un evento sismico, sono sottoposti a un’azione di ribaltamento che tende ad alterale il loro assetto sul piano principale.

Per prevenire questo meccanismo, si interviene vincolando i pannelli agli elementi strutturali principali: una sistemazione che consente a ogni elemento di scorrere sul proprio piano, senza che si verifichi alcuna rotazione.

Tra gli elementi strutturali più vulnerabili, ci sono poi anche i pilastri e i relativi elementi di fondazione, ai quali è possibile assicurare un certo grado di rinforzo con operazioni di ingrandimento della sezione. Per farlo, si interviene predisponendo delle incamiciature in acciaio e cemento armato, che permettono di incrementare la resistenza del manufatto, preservandone le dimensioni.

Naturalmente, la riqualificazione antisismica prevede una vasta gamma di interventi specifici per ogni elemento soggetto a criticità: una serie di operazioni atte a migliorare la risposta globale degli edifici e assicurare un incremento dei livelli di sicurezza

Team Redazione

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