Nel contesto attuale del 2025, circa il 5% dell’occupazione nell’Unione Europea è ancora legato a settori altamente inquinanti, i quali necessitano di una transizione verso pratiche più sostenibili. È fondamentale che i finanziamenti pubblici siano destinati alla riqualificazione di questi lavoratori, ma è altrettanto importante che le aziende contribuiscano attivamente a questo processo. È necessario adottare un approccio integrato che coinvolga tutti i settori dell’industria, applicando condizioni sociali che attraversino l’intera economia.
Recentemente, il 15 marzo 2025, i leader sindacali europei si sono riuniti in un incontro congiunto della Confederazione Europea dei Sindacati (ETUC) e del Gruppo dei Lavoratori del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) per discutere dell’importanza di porre il lavoro al centro della transizione verde in Europa. Nel 2022, ho avuto l’opportunità di parlare al gruppo Labour7, composto dalle confederazioni sindacali dei paesi del G7, durante gli incontri di Berlino, Germania. L’anno precedente, ho anche tenuto una lezione annuale presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Questi scambi sono ora più cruciali che mai, considerando che la quota di reddito globale destinata al lavoro è in costante diminuzione e che è necessario garantire una voce più forte ai lavoratori nella progettazione delle nostre economie, non solo nella lotta per una distribuzione più equa.
Le discussioni tenute presso l’ETUC hanno messo in evidenza una verità fondamentale: il concetto di “transizione giusta” è diventato un termine di moda nei circoli politici. Tuttavia, la storia ci insegna che le transizioni non sono mai automaticamente giuste; devono essere negoziate e combattute. Senza un focus sul lavoro nella politica industriale verde, non ci sarà nulla di giusto in questo processo.
Per approfondire ulteriormente questo tema, è possibile consultare il mio articolo completo qui.
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