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Pensione di vecchiaia, quel che c’è da sapere: quando arriva e come fare domanda

Quello che bisogna sapere sulla pensione di vecchiaia, sui requisiti, a cominciare da quello anagrafico e come fare domanda.

Arrivati a una certa età i lavoratori non vedono l’ora di andare in pensione. La meta agognata per poter uscire dal mondo del lavoro scatta col raggiungimento della fatidica soglia dei 67 anni di età. A 67 anni il lavoratore ha raggiunto l’età pensionabile. Oltre al requisito anagrafico dei 67 anni di età ci sono diversi altri requisiti da rispettare.

Il sistema previdenziale infatti ha regole piuttosto rigide, variabili tuttavia in base alla tipologia di contribuenti, dove i paletti e gli ostacoli sembrano non mancare mai. È dunque indispensabile sapere almeno il “minimo sindacale” per muoversi senza troppi impacci in un campo come quello della pensione di vecchiaia. 

Pensione di anzianità, quello che c’è da sapere

Allo stato attuale si va in pensione a 67 anni di età e 20 anni di versamenti. E questo sarà sicuramente il criterio valido anche nel 2026. Nel 2027 le cose potrebbero cambiare alla luce dello studio ISTAT sull’aspettativa di vita che a partire dal 2027 potrebbe portare a un innalzamento di tre mesi dell’età pensionabile. È dunque certo che dal 2027 andremo in pensione a 67 anni e 3 mesi?

Quali sono i requisiti per andare in pensione? – economiafinanzaonline.it

Non è detto: la decisione finale fa capo al Ministero dell’Economia e delle finanze (Mef). Il ministro titolare, il leghista Giancarlo Giorgetti, ha già espresso la volontà di “congelare” (o meglio “sterilizzare”) l’aumento della soglia anagrafica per accedere alla pensione di anzianità. Il governo insomma sembra deciso a intervenire e la direzione pare quella tracciata da Giorgetti.

Attualmente i requisiti quanto a età e contributi versati rimangono quelli indicati. Non ci sono altri requisiti particolari da soddisfare, escluso il fatto che bisognerà verificare se il contribuente ha effettivamente 20 anni di lavoro alle spalle e versamenti che coprono 52 settimane di contributi per ognuno di questi 20 anni. Va infatti considerato il minimale contributivo.

Con minimale contributivo si deve intendere la soglia minima di contribuzione versata, indispensabile perché un anno di contributi possa essere considerato come interamente coperto interamente dai versamenti e dunque valido a fini pensionistici. Il limite di retribuzione settimanale da rispettare per avere i contributi utili alla pensione corrisponde al 40% del trattamento minimo di pensione.

Nel 2024 il trattamento minimo era pari a 598,61 euro. Questo significa che la retribuzione settimanale da rispettare viene portata a 239,44 euro. In poche parole, chi in una settimana del 2024 ha preso una retribuzione inferiore a questa soglia potrebbe trovarsi con meno di 52 settimane di versamenti utili alla pensione. 

Emiliano Fumaneri

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