
Tari, basta una firma e non devi pagarla più - Economiafinanzaonline.it
Basta solo una firma, ma davvero in pochi lo sanno, per non dover pagare la Tari: cosa devi controllare subito.
Tra le scadenze fiscali che ogni anno colpiscono i contribuenti italiani, figura anche la TARI, la tassa sui rifiuti, spesso percepita come un obbligo inderogabile.
Tuttavia, esiste una svolta legislativa poco conosciuta che consente a migliaia di cittadini di esonerarsi dal pagamento, semplicemente adottando una procedura amministrativa relativamente semplice. La chiave di questa opportunità risiede nella conoscenza dei termini di prescrizione e nella tempestività dell’azione da intraprendere.
La prescrizione della TARI: quando è possibile non pagare più
La TARI decaduta o prescritta si verifica quando sono trascorsi più di cinque anni dall’ultima notifica dell’avviso relativo a questa tassa da parte del Comune. In questi casi, il debito fiscale non è più esigibile e il cittadino può richiedere formalmente l’annullamento del pagamento. È fondamentale sottolineare che la prescrizione non avviene automaticamente: il contribuente deve attivarsi per far valere questo diritto. La legge stabilisce che l’ente locale ha un termine di cinque anni per notificare la richiesta di pagamento; superato tale arco temporale senza alcuna comunicazione, il tributo si considera estinto.
Tuttavia, se nel frattempo è stato avviato un contenzioso o è stata emessa una cartella esattoriale, il termine di prescrizione si estende fino a dieci anni, rendendo cruciale una verifica puntuale delle tempistiche. Per ottenere l’annullamento della tassa prescritta, il cittadino deve presentare un’istanza di autotutela all’ufficio tributi del Comune di residenza. La domanda deve essere corredata dalla copia dell’avviso di pagamento ricevuto e da un documento d’identità valido. La presentazione deve avvenire entro 60 giorni dalla notifica dell’atto, pena la decadenza del diritto.
Un passaggio cruciale è la firma apposta sull’istanza: senza questa formalità, la richiesta non potrà essere presa in considerazione, e il pagamento resterà a carico del contribuente. Oggi molti Comuni accettano anche l’invio dell’istanza tramite posta elettronica certificata (PEC), semplificando ulteriormente l’iter. Sebbene la procedura sia accessibile a tutti, è consigliabile affidarsi a un CAF (Centro di Assistenza Fiscale) o a un professionista esperto per evitare errori, che potrebbero compromettere la validità della richiesta. La corretta gestione della documentazione e la verifica delle scadenze sono elementi imprescindibili per sfruttare questa opportunità senza rischi.

La conoscenza dei propri diritti e la verifica scrupolosa degli avvisi di pagamento sono strumenti indispensabili per evitare esborsi inutili legati alla TARI. Molti cittadini ricevono notifiche riferite a anni lontani, spesso senza rendersi conto che potrebbero essere ormai prescritte. In questi casi, un semplice controllo può trasformarsi in un risparmio economico significativo. Non si tratta di una sanatoria o di un condono, ma di un diritto sancito dalla normativa vigente che tutela il contribuente da richieste di pagamento non più legittime.
La corretta informazione e la tempestività nell’agire rappresentano quindi la vera svolta epocale che pochi conoscono, ma che può cambiare radicalmente il modo con cui si affronta questa tassa. La TARI non è più un’imposizione ineluttabile per tutti: grazie alla prescrizione e alla possibilità di richiedere l’annullamento, è possibile evitare pagamenti ingiustificati. La firma sull’istanza, la presentazione nei tempi previsti e la consapevolezza dei propri diritti costituiscono gli strumenti per trasformare questa possibilità in realtà concreta.