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Mutui: confronto tra tasso fisso e variabile, quale scegliere nel 2025?

Nel corso della prima settimana di marzo 2025, la Banca centrale europea ha effettuato un ulteriore taglio al costo del denaro, portando a sei le riduzioni dall’inizio del ciclo di allentamento iniziato nel giugno 2024. Questa decisione ha comportato un abbassamento dei tassi sui mutui, spingendo molti cittadini a considerare l’opzione di richiedere un prestito per l’acquisto di una casa. Tuttavia, la scelta tra un tasso fisso e uno variabile resta un tema di discussione aperto.

Il taglio della Bce: dettagli e impatti

Il recente intervento della Banca centrale europea ha visto un abbassamento di 25 punti base, portando il tasso di riferimento sui depositi al 2,50%. Questo cambiamento si traduce in un risparmio per chi ha un mutuo: ad esempio, le rate possono scendere fino a 200 euro all’anno su un prestito di 125.000 euro con una durata di 25 anni. L’economia europea, pur mostrando segnali di rallentamento, ha visto un’inflazione in calo, sebbene ci sia stato un lieve rialzo a causa dei prezzi energetici. Questo contesto ha spinto la Bce a rivedere le sue politiche monetarie, cercando di stimolare la crescita economica attraverso l’abbassamento dei tassi.

Il tasso fisso: un’opzione vantaggiosa

Secondo le dichiarazioni di Nicoletta Papucci, Direttore marketing di MutuiOnline.it, il tasso fisso continua a rappresentare l’opzione più vantaggiosa per i mutuatari. A marzo 2025, il tasso annuo nominale medio per i mutui a tasso fisso si attesta al 2,81%, mentre il tasso variabile, nonostante una riduzione di oltre 100 punti base rispetto all’anno precedente, si mantiene a un livello più elevato, con un 3,69%. Questa differenza si traduce in un costo aggiuntivo di circa 24.000 euro di interessi su un mutuo trentennale da 140.000 euro, rendendo il tasso fisso una scelta più sicura per molti.

La surroga del mutuo: un’opzione da considerare

La surroga del mutuo emerge come una strategia utile per chi desidera alleggerire il peso delle rate mensili. Questo processo consente di trasferire il mutuo da una banca all’altra senza costi aggiuntivi e senza restrizioni significative. Inoltre, è possibile richiedere un allungamento della durata del mutuo, abbassando così l’importo della rata mensile. È importante notare che, mentre si possono modificare i parametri del prestito, come tasso di interesse e durata, l’importo del debito residuo rimane invariato. La surroga è accettata solo se il residuo del mutuo è almeno il 50% della somma totale.

Confronto tra tasso variabile e tasso fisso

Il tasso variabile, pur essendo inizialmente più basso rispetto al fisso, presenta un grado di instabilità che lo rende più rischioso. Secondo Altroconsumo, è probabile che entro la fine del 2025 il tasso variabile possa scendere sotto quello fisso, offrendo rate più basse. Tuttavia, è fondamentale considerare che le rate di un mutuo a tasso variabile possono aumentare significativamente, arrivando a un incremento del 30% o addirittura del 50% in situazioni di mercato avverse. Al contrario, il tasso fisso offre una protezione contro qualsiasi fluttuazione del mercato per tutta la durata del prestito, garantendo stabilità e prevedibilità.

Le previsioni di Lagarde sull’economia

Il contesto economico europeo rimane incerto, come evidenziato dalla presidente della Bce, Christine Lagarde. Durante un recente intervento, ha dichiarato che l’economia dell’area euro ha probabilmente registrato una crescita modesta nel quarto trimestre del 2024 e che i primi mesi del 2025 continuano a seguire questa tendenza. Lagarde ha sottolineato un clima di elevata incertezza che frena gli investimenti, legato anche alle tensioni geopolitiche. Le previsioni di crescita per il 2025 sono state riviste al ribasso, passando dall’1,1% allo 0,9%, con un impatto evidente anche sulle esportazioni e sugli investimenti.

Lorenzo Zucchetti

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