Donna in gravidanza
La maternità posticipata è l’opzione che la lavoratrice in dolce attesa decide di fruire del congedo dopo la data prevista dalla legge. Ecco come funziona nel dettaglio, come richiederla e a chi inviare il certificato per effettuare la richiesta.
La maternità posticipata è un argomento che interessa molte donne lavoratrici che sono in attesa di un figlio. Tale opzione può essere richiesta dalla diretta interessata al fine di far avviare il congedo successivamente alla data prevista, di norma, dalle leggi vigenti.
Solitamente, il congedo di maternità obbligatorio comincia due mesi prima la data del parto, ossia all’inizio dell’ottavo mese di gravidanza. La sua durata, inoltre, si estende al terzo mese di vita del neonato.
Questo congedo, però, può essere utilizzato in modalità flessibile, facendolo iniziare a un mese dal parto, ossia all’inizio del nono mese di gravidanza, l’ultimo della gestazione o dopo lo stesso, per ottenere, così, maggior tempo ad dedicare alla nascituro. Pertanto, il congedo post-parto può avere una durata che oscilla tra i quattro e i cinque mesi.
Da settembre 2022, non sarà più necessario inviare la documentazione sanitaria all’INPS, poiché il certificato andrà consegnato direttamente al datore di lavoro.
La maternità posticipata è un’opzione fattibile per quelle lavoratrici che non svolgono lavori pesanti che richiedono uno sforzo fisico notevole. Per questo motivo, svolgendo mansioni più leggere, possono anche arrivare a lavorare fino all’inizio del nono mese di gravidanza.
Per posticipare l’inizio del congedo, la lavoratrice avrà bisogno del parere consenziente del medico del SNN e/o competente al fine di tutelare la salute sia della gestante che del bambino.
Se il medico dà il via libera, redigerà un certificato nel quale accerterà che non ci sono rischi né per la madre lavoratrice, né per il futuro nascituro; serve, inoltre, un provvedimento di interdizione anticipata dal lavoro da parte della Direzione provinciale del lavoro.
Le madri che hanno già fruito di un’indennità per maternità a rischio non potranno fruire dell’opzione del congedo anticipato.
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