
Assegno ex coniuge: cosa dice la legge (www.economiafinanzaonline.it)
La questione del pagamento dell’assegno di mantenimento a un ex coniuge che ha intrapreso una nuova relazione: come stanno le cose.
La questione del pagamento dell’assegno di mantenimento a un ex coniuge che ha intrapreso una nuova relazione sentimentale torna al centro del dibattito giuridico. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha chiarito in maniera definitiva che la presenza di un nuovo compagno o una nuova convivenza non è sufficiente per esonerare dal versamento dell’assegno, ribadendo così principi fondamentali riguardanti gli obblighi economici post-separazione.
La Cassazione conferma: il nuovo legame non estingue l’assegno di mantenimento
Con l’ordinanza n. 14358/2025, la Suprema Corte ha respinto la richiesta di sospensione dell’assegno avanzata da un uomo nei confronti della ex moglie, la quale aveva avviato una convivenza stabile con un nuovo partner. La decisione ha sorpreso molti, perché conferma che la semplice esistenza di una nuova relazione sentimentale non determina automaticamente la cessazione del diritto al sostegno economico.
La giurisprudenza della Cassazione ha evidenziato che l’assegno post-separazione ha una duplice valenza: una funzione assistenziale, finalizzata a sostenere chi non dispone di mezzi sufficienti, e una funzione compensativa, volta a riconoscere i sacrifici e i contributi personali fatti durante il matrimonio. Se la nuova convivenza può attenuare il bisogno assistenziale, non può però cancellare gli effetti della funzione compensativa, che tutela chi ha rinunciato a opportunità professionali o ha contribuito alla crescita economica dell’ex partner.

Dietro ogni assegno di mantenimento si celano storie di rinunce e sacrifici spesso poco evidenti. Molto spesso, uno dei due coniugi ha sacrificato una carriera o ha dedicato tempo e risorse alla gestione della famiglia, contribuendo indirettamente all’arricchimento del patrimonio dell’altro. La Corte ha sottolineato che questo impegno merita un riconoscimento economico anche dopo la fine del matrimonio.
La nuova stabilità affettiva non coincide necessariamente con una nuova autonomia economica. Pertanto, chi riceve l’assegno deve poter dimostrare che la propria situazione economica precaria è conseguenza delle scelte fatte durante la convivenza matrimoniale, come la rinuncia a un lavoro o la cura esclusiva dei figli.
La Suprema Corte ha precisato che non è sufficiente affermare genericamente di aver rinunciato a una carriera o di essersi dedicati alla famiglia: è indispensabile fornire prove concrete, come documentazioni, testimonianze o altri elementi oggettivi che attestino il contributo personale al benessere familiare e alla formazione del patrimonio dell’ex coniuge.
Questa posizione giuridica si allinea con precedenti sentenze delle Sezioni Unite, che hanno chiarito come la funzione compensativa dell’assegno non venga meno automaticamente con l’avvio di una nuova convivenza. Solo se chi riceve il mantenimento dimostra di essere autosufficiente economicamente, oppure che la nuova relazione ha garantito una stabilità economica reale, può vedersi revocare o ridurre il contributo.