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Le implicazioni di una “Grande coalizione” per l’economia tedesca

Le recenti elezioni federali in Germania, tenutesi il 24 febbraio 2025, hanno portato a un risultato che ha lasciato il panorama politico del paese frammentato. La CDU/CSU, guidata da Friedrich Merz, ha ottenuto il 28,5% dei voti, ma per formare un governo è necessaria una coalizione con l’SPD, attualmente guidata da Olaf Scholz, che ha subito significative perdite. Gli economisti e i mercati ora si concentrano sulle riforme fiscali e sugli investimenti futuri.

Un panorama politico complesso

Dopo una notte elettorale intensa, la CDU/CSU è risultata il partito più votato, conquistando 208 seggi nel Bundestag. Tuttavia, l’estrema destra di Alternativa per la Germania (AfD) ha ottenuto 152 seggi, rendendo il contesto politico ancora più complicato. L’SPD, che ha governato dal 2021, è scesa a 120 seggi, mentre i Verdi hanno visto una riduzione della loro rappresentanza a 85 seggi. Sorprendentemente, Die Linke ha quasi raddoppiato le previsioni, ottenendo 64 seggi.

Il Partito Democratico Libero (FDP) ha subito una sconfitta drammatica, perdendo tutti i 91 seggi conquistati nel 2021, non riuscendo a superare la soglia del 5% per l’ingresso in Parlamento. Il leader del FDP, Christian Lindner, ha rassegnato le dimissioni. Carsten Brzeski, esperto di macroeconomia di ING, ha commentato che il panorama politico tedesco è diventato più frammentato che mai. Nonostante la vittoria, la performance della CDU/CSU è stata la seconda più debole della sua storia, costringendo il partito a negoziare una nuova “Grande coalizione” con l’SPD, con cui ha già collaborato in passato.

Le sfide del freno al debito

Una delle questioni più rilevanti per il nuovo governo sarà la riforma del freno al debito, una normativa che limita severamente l’indebitamento pubblico. Goldman Sachs ha sottolineato che la presenza di AfD e Die Linke, che insieme detengono 216 seggi, complica la possibilità di modifiche costituzionali, poiché possono porre il veto a qualsiasi proposta. L’AfD si oppone a una riforma del freno al debito, mentre Die Linke non è favorevole a un aumento della spesa per la difesa, anche se potrebbe supportare una revisione del freno al debito se legata a maggiori investimenti.

Ci sono però alternative per aumentare lo spazio fiscale. Una possibilità è l’utilizzo di finanziamenti europei per le spese militari, poiché il debito emesso dall’Unione Europea non sarebbe conteggiato nel freno al debito tedesco. Altre opzioni includono una riforma del freno al debito, che potrebbe ricevere sostegno da Die Linke se associata a un incremento degli investimenti. Inoltre, il governo potrebbe invocare la clausola di salvaguardia in caso di crisi esterne, permettendo un allentamento temporaneo dei limiti di indebitamento.

Philip Bokeloh, economista senior di ABN Amro, si è mostrato ottimista riguardo alla riforma del freno al debito, evidenziando che una “Grande coalizione” potrebbe facilitare tale processo, aprendo la strada a proposte di maggiore integrazione europea e investimenti in settori chiave.

Le aspettative economiche

Oltre alla questione del freno al debito, molti esperti rimangono scettici riguardo alla capacità del governo CDU/CSU-SPD di implementare riforme strutturali significative. Brzeski ha sottolineato che il desiderio di stabilità politica ed economica in Germania non si esaurirà, e il prossimo governo potrebbe produrre solo un impatto positivo temporaneo attraverso tagli fiscali e piccole riforme.

Secondo DWS, le aspettative di riforma del sistema pensionistico sono basse, e questo potrebbe risultare deludente per i mercati azionari nel breve termine. Tuttavia, gli analisti hanno notato un crescente senso di urgenza tra i politici, soprattutto in risposta alle pressioni internazionali, il che potrebbe facilitare la formazione di una coalizione.

Lunedì, in seguito ai risultati elettorali, l’indice DAX è aumentato dell’1,6%, con guadagni significativi per aziende come Vonovia SE e Rheinmetall AG, che hanno registrato rispettivamente un incremento del 4,1% e del 3,9%.

Lorenzo Zucchetti

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