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La Ue deve rivedere le proprie politiche per salvaguardare le filiere produttive

Bologna, 26 marzo 2025 – In un contesto caratterizzato da crisi climatiche, emergenze ambientali e sfide di mercato, l’Apo Conerpo, la principale organizzazione di produttori ortofrutticoli d’Europa con sede a Villanova di Castenaso (Bologna), celebra il suo trentennale con risultati economici e societari soddisfacenti.

L’associazione e i suoi risultati

L’associazione, che attualmente conta oltre 6.000 soci produttori e 50 cooperative associate, gestisce un’area coltivata di circa 32.000 ettari distribuiti su 15 regioni, di cui il 70% in Emilia-Romagna. Con un fatturato medio annuo di circa 800 milioni di euro, Apo Conerpo si avvale della competenza di 190 tecnici specializzati e di 90 stabilimenti. Tra le sue filiali commerciali figurano nomi noti come Alegra, Brio, Conserve Italia, Naturitalia, Opera e Valfrutta Fresco.

Qualità e sfide future

L’organizzazione bolognese si distingue sui mercati italiani ed europei per la qualità, la tracciabilità e la sostenibilità dei suoi prodotti freschi e trasformati. Le sfide future, già presenti nel panorama attuale, pongono l’attenzione sulla necessità di affrontare le problematiche legate al cambiamento climatico, alle restrizioni normative europee e alla crescente concorrenza internazionale. Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo, ha dichiarato: “Il cambiamento climatico e le limitazioni imposte dalla Commissione Europea sui prodotti fitosanitari stanno minacciando la competitività del nostro sistema agroalimentare. L’Italia ha visto ridursi del 70% le molecole autorizzate, e senza alternative valide, il rischio di perdere intere coltivazioni è concreto”.

Criticità del settore ortofrutticolo

La situazione è critica per l’ortofrutta italiana, che si trova a dover affrontare sfide significative che compromettono la sua sostenibilità economica e produttiva. Tra i fattori che contribuiscono a questo scenario ci sono il cambiamento climatico, le crisi delle principali filiere, le fitopatie e i parassiti, oltre alle dinamiche di mercato che premiano le produzioni a basso costo importate dall’estero. L’Europa continua a seguire un percorso di disarmo forzato dei produttori, eliminando progressivamente molecole efficaci per la protezione delle coltivazioni. Questi temi sono stati approfonditi nel convegno “Coltivare il futuro tra politiche green e mercato”, dove si sono riuniti esperti del settore, tra cui Davide Vernocchi, Veronika Vrecionova, presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, e Felice Assenza, responsabile Icqrf del Ministero dell’Agricoltura.

Ricerca e dati preoccupanti

Durante l’incontro, Ersilia di Tullio ha presentato una ricerca di Nomisma che illustra lo stato di salute dell’ortofrutta italiana e dell’Emilia-Romagna. I dati sono preoccupanti: dal 2014 a oggi, si è registrata una perdita di oltre il 45% delle superfici coltivate a pere in Emilia-Romagna, un drastico calo del 56,5% degli ettari dedicati a pesche e nettarine e una contrazione del 6,1% nella produzione di kiwi negli ultimi cinque anni, accompagnata da una diminuzione delle esportazioni e un aumento delle importazioni. Tuttavia, esistono strategie per affrontare la crisi che minaccia il settore.

Necessità di regole e investimenti

Vernocchi ha sottolineato la necessità di stabilire regole commerciali basate sulla reciprocità tra produttori europei e extra UE, oltre a richiedere maggiori investimenti in ricerca per sviluppare soluzioni produttive efficaci. L’analisi di Nomisma evidenzia come l’ortofrutta rappresenti un pilastro dell’agroalimentare europeo, con un valore complessivo di 104,6 miliardi di euro nel 2024, in crescita del 5,5% rispetto all’anno precedente. L’Italia si conferma un protagonista del settore, occupando il secondo posto in Europa per superfici orticole e frutteti, con un valore della produzione di 18,7 miliardi di euro, pari al 28% del totale agricolo, e un grado di auto approvvigionamento del 116% per la frutta e del 98% per gli ortaggi.

Lorenzo Zucchetti

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