
TARI, come non pagare la tassa in arrivo - Economiafinanzaonline.it
Come evitare, in maniera del tutto legale, di pagare la tassa TARI, che sta per arrivare nelle case di tutti gli italiani.
La TARI, tassa sui rifiuti che grava su molte famiglie italiane, spesso viene percepita come un onere eccessivo.
Tuttavia, esistono situazioni nelle quali è possibile non pagare la tassa o ottenere significative riduzioni, fino all’80%, e tutto ciò è previsto dalla legge. Di seguito una guida aggiornata per capire quando e come è possibile beneficiare di tali agevolazioni, con riferimenti alle più recenti pronunce giurisprudenziali.
Quando è possibile non pagare o ottenere uno sconto sulla TARI
La norma di riferimento è l’articolo 1, comma 656 della legge 147/2013 che prevede che la tassa rifiuti possa essere ridotta fino al 20% del suo ammontare qualora il servizio di raccolta non venga effettuato o si verifichino gravi disservizi. In particolare, deve trattarsi di una situazione che comporta un rischio per l’igiene pubblica, certificato da un ente sanitario come l’ASL. Non è sufficiente, quindi, documentare con fotografie la presenza di sacchi abbandonati o animali randagi; serve un’attestazione ufficiale dello stato di abbandono e del pericolo sanitario associato. È importante sottolineare che tale riduzione è obbligatoria per legge e si applica anche se il disservizio è causato da fattori esterni al Comune, ad esempio uno sciopero della ditta incaricata della raccolta.
La Corte di Cassazione ha infatti chiarito che spetta al contribuente dimostrare la sussistenza del disservizio per poter beneficiare della riduzione. Un altro caso frequente riguarda la distanza del cassonetto. Secondo l’articolo 1, comma 657 della legge 147/2013, se il contribuente deve trasportare i rifiuti in un punto di raccolta distante, la tariffa non può superare il 40% del suo importo totale. Lo sconto del 60% si applica solo quando l’intera zona non è servita direttamente dal servizio pubblico e il giudice può modulare la riduzione in base alla distanza effettiva dal punto di raccolta più vicino. Anche in questo caso la riduzione è un diritto e non una concessione comunale, e la prova della distanza e del disagio grava sul contribuente.
Spesso nasce la domanda se si debba pagare la tassa sui rifiuti per immobili non abitati, come case vacanza o abitazioni lasciate vuote per lunghi periodi. La giurisprudenza è articolata su questo punto. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha recentemente confermato che l’esenzione è possibile solo per immobili che siano privi di arredi e di allacci alle utenze (luce, gas, acqua, telefono). Tuttavia, la Corte di Cassazione ha adottato una posizione più rigorosa, affermando che la TARI si applica anche agli immobili vuoti, in quanto la semplice detenzione dell’immobile comporta l’obbligo di pagamento, a meno che l’immobile non sia dichiarato inagibile, inabitabile o diroccato.
Secondo la giurisprudenza più recente, il fatto che il proprietario non abiti l’immobile o abbia cambiato residenza non esonera dal pagamento della tassa. La mancanza di arredi o il mancato consumo di energia elettrica non sono di per sé sufficienti a dimostrare che l’immobile non produce rifiuti. La detenzione, infatti, è intesa come disponibilità dell’immobile, anche se inutilizzato. In alcuni comuni, come Milano, è stato esplicitamente previsto che la presenza di anche una sola utenza attiva o di arredi costituisce presunzione di occupazione e quindi obbligo di pagamento.

Per evitare di pagare la TARI su un immobile disabitato, è necessario presentare una dichiarazione di cessazione dell’occupazione entro 90 giorni dal cambio di residenza, a condizione che non vi siano utenze attive. In caso contrario, è possibile richiedere una riduzione del 30% dell’imposta. Le riduzioni e le esenzioni sulla tassa rifiuti non sono semplicemente facoltà del Comune, ma diritti riconosciuti dalla legge statale e confermati dalla giurisprudenza, compresa la Cassazione. La prova della situazione che dà diritto alla riduzione o all’esenzione spetta sempre al contribuente, che deve documentare in modo adeguato il disservizio, la distanza o la condizione dell’immobile.
Le sentenze recenti sottolineano l’importanza di rispettare le procedure previste dal regolamento comunale, ad esempio presentando tempestivamente le dichiarazioni di cessazione o di inutilizzo, e di acquisire certificazioni ufficiali in caso di disservizi o stati di pericolo igienico-sanitario. Solo così è possibile ottenere la riduzione o l’esenzione in modo legittimo e senza rischi di contenzioso con l’Amministrazione comunale. Si consiglia infine di consultare il regolamento specifico del proprio Comune, poiché alcune disposizioni locali possono disciplinare in modo dettagliato le modalità di applicazione della TARI e delle relative agevolazioni, nel rispetto però dei principi stabiliti dalla normativa nazionale e dalla Cassazione.