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La crescita economica non arresta l’emigrazione dei talenti qualificati

Il 2025 segna un momento cruciale per il Mezzogiorno d’Italia, che, nonostante i progressi registrati negli ultimi anni, continua a fronteggiare sfide significative. Le recenti analisi evidenziano come, nel 2023 e nel 2024, il prodotto interno lordo (PIL) del Sud abbia superato quello del Centro-Nord, con una crescita rispettivamente dello 0,8% contro lo 0,6% del Centro-Nord, secondo i dati forniti da Svimez. Tuttavia, questo trend positivo non è sufficiente a fermare l’emigrazione dei giovani talenti, un fenomeno che continua a preoccupare.

Crescita economica e innovazione nel mezzogiorno

La ripresa economica del Mezzogiorno post-Covid si è manifestata attraverso un incremento delle esportazioni e degli investimenti, con un forte dinamismo nel settore delle startup. Le aziende del Sud, infatti, mostrano un interesse crescente nell’assumere personale, in particolare giovani laureati e professionisti altamente qualificati. Nonostante ciò, il 2025 ha portato con sé un rallentamento, che si fa sentire più intensamente rispetto al resto del Paese, il quale, da quasi due anni, sta vivendo un calo della produzione industriale.

Le analisi di Svimez indicano che il sorpasso del Sud è stato favorito dalla crisi più acuta del Centro-Nord, fortemente colpito dalla difficoltà del settore industriale e delle esportazioni. Inoltre, gli investimenti hanno ripreso vigore grazie all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e al superbonus, insieme a un’accelerazione dei pagamenti dei fondi europei. Nel 2024, le esportazioni dal Mezzogiorno hanno continuato a crescere, con un incremento dell’1,7% nei primi nove mesi dell’anno, rispetto al modesto 0,6% della media nazionale.

Innovazione e startup: un futuro promettente ma incerto

Il panorama dell’innovazione nel Mezzogiorno è incoraggiante. Secondo l’Osservatorio di Cribis, il Sud e le isole si collocano al secondo posto in Italia per concentrazione di realtà innovative, con il 27,7%, seguendo il Nord Ovest, che detiene il 35,1%. Gli investimenti industriali, sostenuti dalla Zona Economica Speciale (Zes) Unica, hanno ripreso slancio dopo un inizio d’anno caratterizzato da una pausa. Contestualmente, il settore turistico ha registrato performance record, contribuendo a un clima di ottimismo.

Tuttavia, nonostante questi segnali positivi, il Mezzogiorno continua a perdere i suoi giovani. Tra il 2013 e il 2022, circa 168mila laureati hanno lasciato la regione, un’emorragia di talenti che ha già avuto un impatto significativo sull’economia locale. La difficoltà di trattenere i giovani professionisti rappresenta una sfida cruciale per il futuro del Sud, che deve affrontare un inverno demografico e una continua emigrazione, anche in un contesto di ritrovato dinamismo economico.

Lorenzo Zucchetti

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