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In Turchia l’economia subisce un crollo e cresce la repressione sociale

La situazione economica in Turchia continua a deteriorarsi, accompagnata da un’intensificazione della repressione contro le manifestazioni popolari. Nella mattina del 5 marzo 2025, a Istanbul, la polizia ha effettuato nuovi arresti, portando il totale a 1.424 fermi dall’inizio delle proteste scatenate dall’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, considerato un avversario di spicco del presidente Recep Tayyip Erdogan. Tra i fermati si trovano anche il fotografo dell’Afp, Yasin Akgu, e altri sei giornalisti che stavano documentando gli eventi, inizialmente liberati ma poi nuovamente arrestati su ordine del procuratore.

Nuovo sindaco ad interim di Istanbul

In seguito ai recenti sviluppi, il consiglio della municipalità metropolitana di Istanbul ha eletto Nuri Aslan come sindaco facente funzioni. Aslan, esponente del Partito popolare repubblicano (Chp), ha ottenuto 177 voti su 314, superando il candidato del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) di Erdogan, Zeynel Abidin, che ha ricevuto 123 voti. Il Chp, principale forza di opposizione in Turchia, detiene la maggioranza nel consiglio comunale di Istanbul, con 185 seggi.

Repressione e crisi economica

Il presidente Erdogan ha attribuito la responsabilità della grave crisi economica che ha colpito il paese, con una caduta della lira turca del 12%, all’opposizione e alle manifestazioni di protesta. Durante un discorso ad Ankara, ha accusato i manifestanti di essere responsabili di un “terrorismo di strada” che sta sabotando l’economia turca. Erdogan ha avvertito che chiunque venga colto in flagrante sabotaggio sarà perseguito legalmente.

In un contesto di crescente tensione sociale e politica, Erdogan ha anche presentato la sua “Strategia per lo sviluppo dell’industria e della tecnologia per il 2030″, annunciando l’intenzione di sviluppare un reattore nucleare modulare nazionale e di creare un “parco tecnologico nucleare”. Queste misure sono state accolte con scetticismo, considerando la situazione economica attuale e le preoccupazioni per i diritti umani sollevate da organizzazioni internazionali.

La repressione delle manifestazioni, l’arresto di giornalisti e la crisi economica sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano un periodo di instabilità per la Turchia, con un governo che sembra sempre più disposto a reprimere il dissenso e a incolpare l’opposizione per le proprie difficoltà.

Lorenzo Zucchetti

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