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Guerra del petrolio accende i titoli dell’ energia.

Le tensioni con l’Iran sono destinate a far crescere i prezzi del petrolio ulteriormente, almeno nel breve.

Trump inoltre dovrà confrontarsi con la Cina in occasione del G20 e a Luglio la Fed dovrebbe tagliare dello 0,5% i tassi. Tutti segnali positivi per le Borse e per i titoli energetici in particolare. 

Speriamo solo che non ci siano brutte notizie per l’Italia e la Procedura di infrazione che potrebbe aprire le porte alla speculazione. A rischio soprattutto i bancari. In particolare Diasorin, Recordati, Amplifon, cioè i nostri farmaceutici, potrebbero essere favoriti dai momenti di incertezza, laddove dove verificarsi questa infausta ipotesi .

Il BTP decennale è salito di 3 punti da 132 a 135 e Draghi ha innescato un mini rally per le azioni con riflesso per l’indice che si è subito portato  a livello di 21.500 .

La telefonata con Xi Jinping ha aperto la porta ad un ulteriore negoziazione, ferma restando l’imprevedibilità di questo difficile negoziato. Si spera che qualcuno al Tesoro Usa abbia ricordato a Trump che un terzo dei Treasury emessi sono nelle mani dei cinesi, che hanno nelle loro mani anche le terre rare, indispensabili per la produzione industriale high tech, e la possibilità di manovrare agevolmente la valuta, vanificando il valore dei dazi. 

Intanto l’S&P ha ritoccato i massimi ma non è stato seguito dal Nasdaq né dal Russel 2000 e il IVX permane a 17%, ad indicare che ci sono ancora rischi di ribassi. Opec, G20 ed eventuali dazi sull’Europa, oltre alla già citata procedura di infrazione, sono i rischi delle prossime settimane. Un eventuale abbassamento dei tassi potrebbe danneggiare i titoli degli istituti di credito. Porti abbastanza sicura sono le classiche utilities come Snam, Italgas, Hera e Terna, come più volte segnalato sul nostro sito.

Insomma l’S&P se supportato da analoghe crescite del Nasdaq e del Russel potrebbe arri vare sopra i fatidici 3.000. Il problema sarà tenerlo, quel livello. Molto dipenderà dalla Fed.  L’Italia è appesa alle decisioni degli europei e, onestamente, non abbiamo fatto niente per rendere favorevole una loro propensione alla positività. 

Fabrizio Piscopo

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