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Coronavirus: come stare a casa ci sta cambiando?

Ho chiesto agli italiani come si sentono e cosa stanno facendo in questi giorni in cui sono obbligati a stare a casa. La fiducia è molta e le speranze per il futuro del paese sono alte.

L’82% dei partecipanti al nostro sondaggio (che potete compilare a cliccando qui) si stanno impegnando a sfruttare la situazione al meglio: hanno piani, obiettivi da raggiungere, stanno studiando online e riscoprendo il piacere della lettura, della musica e della pittura. Al sesto giorno di restrizioni piange il cuore stare a casa quando splende il sole. Si avverte principalmente la mancanza di girare liberamente per strada e di uscire a cena. Molti sono preoccupati per la salute dei loro cari, altri per la situazione economica, ma ciò che preoccupa di più sono “gli idioti” che scorrazzano in giro con noncuranza

Intraprendenza a domicilio

L’intraprendenza si vede soprattutto nei momenti di crisi. La maggior parte dei partecipanti ha una lista di cose che desidera fare e di obiettivi da raggiungere in questo periodo; il 43% si è iscritto a corsi online, dedicandoci in media un’ora e mezza al giorno. Hanno suscitato interesse principalmente i corsi legati alla professione (82%), ma anche i corsi di lingua (44%) e di accrescimento personale (30%). Nonostante ci si senta più pigri (e si guardino 1 ora in più ogni giorno film o serie TV, mentre si pratica sport per 20 minuti in meno), si legge in media un’oretta al giorno (18 minuti in più rispetto alla normalità). Inoltre, il numero di partecipanti che si informa tramite telegiornali e quotidiani è aumentato del 75%.

Considerando la situazione i partecipanti si definiscono turbati, ma non scossi. Sono divisi nel credere che le misure adottate siano sufficienti o meno. Tuttavia, la fiducia nelle autorità supera la fiducia nella comunità (83% contro 68%). Nonostante ci si senta nervosi (73%) e un po’ sconfortati (76%), il desiderio di aiutare è forte: il 40% ha effettuato donazioni.

Cosa serve per restare a casa?

Cosa serve per restare a casa? Internet veloce (94%), vivere con altre persone (92%), avere una casa spaziosa (90%) ed il frigo pieno (89%).

L’isolamento spinge anche a volersi sentire vicini: il 63% ha chiamato amici lontani. Non solo: spopolano i videogiochi online (che attirano il 50% di user in più), in cui incontrare gli amici nei panni di qualche creatura leggendaria, e nascono le aperichat, già provate dal 35% degli intervistati. Si continua a brindare e cenare insieme, ognuno dal suo divano, in video conferenza. Oppure dal balcone, dove ci si trova a cantare e applaudire con i vicini; però, si sente la mancanza degli abbracci (74%).

Quindi?

È troppo presto per trarre alcun tipo di conclusione, ma l’operatività e l’intraprendenza non si sono fermate. Ci si sta impegnando investendo su se stessi e ci si ingegna per trovare modi di stare insieme a distanza.

Aiutaci a continuare lo studio compilando il questionario, e rimarrai aggiornato sui futuri sviluppi del cambio di abitudini e sentimento durante questo strano periodo. Ci aggiorniamo tra pochi giorni! 

Nota: In questa fase preliminare dello studio, il 50% dei partecipanti ha risposto da Lombardia o Veneto e si trova in isolamento in media da 11 giorni. Il 70% ha meno di 32 anni, e sono perlopiù studenti (37%), dipendenti (35%) e liberi professionisti (10%), ma non manca qualche imprenditore (6%). Le risposte sono egualmente distribuite tra uomini e donne. Il 59% è in smart working mentre il 18% continua ad andare a lavoro nonostante non svolga una professione essenziale. 

Marta Zava

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