grafico lavoro finanza
Gli operatori del settore hanno cercato soluzioni per mitigare gli impatti più drastici di tali fluttuazioni. Un meccanismo chiave, adottato da molte borse valori, è quello dei circuit breaker, o interruttori automatici, progettati per temporaneamente fermare il trading e prevenire crolli significativi o vendite di panico. La loro effettiva implementazione e i recenti esempi di attivazione mettono in luce l’importanza di tali strumenti nella salvaguardia della stabilità dei mercati finanziari.
I circuit breaker sono sistemi automatici introdotti dalle autorità di regolamentazione per prevenire il panico sui mercati, bloccando temporaneamente il trading in caso di movimenti di prezzo estremi in una singola sessione. Queste misure, approvate dalla Securities and Exchange Commission (SEC) negli Stati Uniti, si applicano sia a specifici titoli sia ad ampi indici come l’S&P 500, dimostrando di essere strumenti cruciali durante periodi di estrema volatilità, come durante la crisi finanziaria scatenata dal coronavirus o episodi precedenti di turbolenza di mercato.
Il concetto di circuit breaker fu proposto in seguito al crollo del mercato del 19 ottobre 1987, noto come Black Monday, quando il Dow Jones Industrial Average perse oltre il 22% in un solo giorno. Questo evento globale evidenziò la necessità di meccanismi in grado di prevenire panici simili in futuro. Successivamente, l’efficacia di tali meccanismi fu messa alla prova durante il flash crash del 6 maggio 2010, che portò a un’ulteriore raffinazione del sistema.
Nel dettaglio, i circuit breaker fungono da barriere contro le oscillazioni di mercato estreme. Se, per esempio, l’indice S&P 500 dovesse scendere del 7%, 13% o 20% dalla chiusura precedente, diversi livelli di circuit breaker verrebbero attivati interrompendo il trading per periodi di tempo determinati, o addirittura per l’intera giornata in caso di cali del 20%. Queste soglie sono studiate per concedere ai trader il tempo di valutare con calma le loro posizioni e agire di conseguenza, evitando decisioni affrettate guidate dal panico.
Oltre agli interruttori applicati a livello di indici di mercato, esistono circuit breaker specifici per singoli titoli e fondi negoziati in borsa (ETF), che si attivano indipendentemente dal fatto che il movimento di prezzo sia al rialzo o al ribasso. Questi meccanismi prevedono pause di trading se i prezzi dei titoli si muovono al di fuori di fasce predefinite in periodi di tempo molto brevi, con l’intento di frenare la volatilità eccessiva.
Il sistema dei circuit breaker automatici si è dimostrato efficace in varie situazioni di mercato, tra cui l’esempio dell’inizio del marzo 2020, quando i prezzi del petrolio crollarono del 30% e causarono un’attivazione del circuit breaker al New York Stock Exchange con il DJIA che scese del 7% all’apertura. Tali episodi illuminano sull’importanza di questi strumenti nel mantenere un certo grado di ordine durante i momenti di potenziale caos sui mercati.
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