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Anziani in Italia – Come cambia l’età del nostro paese

Il Centro Studi di Confindustria fa sapere che gli anziani in Italia stanno aumentando e con loro anche l’età media della popolazione.

Gli uomini raggiungono gli 81 anni, mentre le donne arrivano a 85. In generale siamo uno dei paesi al mondo con il maggior numero di anziani sopra i 65 anni.

La previsione fatta da Confindustria è destinata ad aumentare, come conferma la tendenza dello studio che vede gli anziani passare dall’11% del 2012 al 28% del 2018. La situazione è destinata a peggiorare visto che gli anziani in Italia arriveranno circa ad un 34% nel 2047.

L’indice di vecchiaia e le pensioni

Se dovessimo osservare la linea di crescita degli anziani in Italia noteremmo che ogni 100 giovani ci sono circa 173 anziani. Anche l’indice di dipendenza degli anziani sta aumentando. In sostanza possiamo dire che ogni 3 persone attive c’è almeno un over 65.

Si tratta del valore più alto in Europa e il secondo più alto al mondo, infatti la percentuale di anziani in Italia è seconda solo a quella del Giappone. Queste cifre mettono in evidenza un problema, più che prevedibile, ovvero quello della spesa pubblica.

Soprattutto per quanto riguarda le pensioni, tendenza confermata dalle cifre riportate da Confindustria che vedono un numero di anziani e pensionati che è circa la metà rispetto a quello dei lavoratori. In pratica il rapporto pensionati/lavoratori è di 1,43. Questo però fa sperare dal momento che il valore per la stabilità del sistema è dell’1,5.

L’economia a misura di anziano

Ma essere un paese con un così alto numero di anziani non è per forza un indice negativo. Infatti esiste un settore economico dedicato completamente agli over 65 e detto “Silver Economy”, che pesa circa per il 27% dell’economia totale.

Per fare un esempio le spese relative a servizi di assistenza domiciliare e cure è a carico delle famiglie, ma dà lavoro a circa 1,6 milioni di persone tra badanti e personale specializzato. In ogni caso è necessario considerare che gli anziani in Italia consumano di più rispetto ai giovani e hanno anche un reddito medio più elevato rispetto agli under 35.

Fonte foto: https://pixabay.com/it/photos/senior-anziani-persone-coppia-3336451/

Inoltre possiedono anche una ricchezza pro-capite di 232mila euro, circa il doppio rispetto ai giovani lavoratori. Anche l’incidenza della povertà è inferiore, 13% contro il 30% degli under 35.

Insomma la domanda che viene generata dagli anziani in Italia è più che consistente e il volume speso da questa fascia di età rappresenta un quinto dei consumi delle famiglie.

Gli over 65 quindi sono un segmento importante per molte imprese e per questo i servizi si stanno modulando proprio sulle richieste degli anziani.

L’equilibrio tra spese e pensioni

Riallineare l’equilibrio, ormai precario, tra spese e pensioni però è possibile. Secondo gli esperti si può agire in due diversi modi. Da una parte bisognerebbe cercare di aumentare le entrate, creando più posti di lavoro. Questo porterebbe, di conseguenza, ad un maggior numero di contributi erogati.

Per quanto riguarda le uscite invece, una soluzione sarebbe quella di aumentare ancora una volta l’età pensionabile per coloro che stanno ancora lavorando.

Di recente si è provato a lavorare in questa direzione, soprattutto con iniziative quali la Riforma Fornero. Si è quindi cercato fissare un’età di pensionamento associata all’aspettativa di vita, sempre più alta in Italia, e di conseguenza adeguare i coefficienti di trasformazione.

In sostanza i nuovi anziani in Italia potranno accedere alla pensione raggiungendo 67 anni di età o, in alternativa, con 43 anni e 3 mesi di contributi. Per quanto riguarda le donne la soglia si abbassa di un anno.

Fonte foto:
https://pixabay.com/it/photos/mani-bastone-da-passeggio-anziani-981400/

https://pixabay.com/it/photos/senior-anziani-persone-coppia-3336451/

Davide Marroccoli

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